Allo studio l’ipotesi di rendere il bollo auto “progressivo”, cioè non legato alla potenza del motore ma alle emissioni prodotte.
rrivata a inizio agosto, quando sui siti di alcune testate giornalistiche si comincia a lanciare l’allarme rincaro e a paventare il rischio di una stangata in arrivo per le auto più inquinanti.
A sollevare le preoccupazioni sarebbe stata la proposta, discussa in Senato, di calcolare l’importo della tassa di circolazione non più sulla base della potenza del motore, come avviene attualmente, ma sulla base della classe ambientale, cioè sulla quantità di sostanze nocive effettivamente disperse dal mezzo. Lungi dall’essere abolito come più volte si è ipotizzato, quindi, il bollo si trasformerebbe in uno strumento apripista di “fiscalità ambientalista”. A farne le spese, le auto da Euro 0 a Euro 3.
Ma è davvero così?
Cosa si sa allo stato attuale
Al momento non pare esserci ancora una proposta di legge vera e propria, ma uno studio sulla possibilità di introdurre già nella nuova Legge di Bilancio 2018 (la vecchia Finanziaria per intenderci) elementi che tengano conto dei nuovi indici della ricchezza e del benessere dei Paesi come appunto il livello di inquinamento ambientale.
Il nuovo criterio sarebbe infatti quello di considerare nella elaborazione delle politiche nazionali non solo il PIL ma anche il BES (Benessere Equo e Sostenibile), cioè una serie di fattori tra cui il diritto alla mobilità coniugato con il diritto a vivere in un ambiente sano. Diritto messo costantemente a rischio visti gli innumerevoli sforamenti dei livelli di polveri sottili registrati la scorsa stagione.
Se inserito nella Legge di Bilancio, è probabile che un bollo “progressivo” che tenesse conto delle emissioni sarebbe solo il primo passo di un processo più ampio che dovrebbe portare entro il 2040 al divieto totale di commercializzazione di vetture alimentate con combustibili fossili. Sulla scia di quanto già hanno dichiarato la Germania, la Francia e l’Inghilterra.
Tirando le somme quindi, nessuna certezza. Nessuna proposta ma neanche nessuna smentita. L’auspicio è che qualunque provvedimento di questo tipo venga accompagnato da un sistema di contrappesi e incentivi a favore dei proprietari che volessero cambiare auto e acquistarne una più ecologica e meno cara da mantenere. Da ricordare, infatti, che il parco circolante italiano è uno dei più vecchi in Europa…
Come conoscere la classe ambientale della tua macchina
Proposte di legge a parte, conoscere la categoria Euro della tua auto è importante. Anche sono per capire quando e dove puoi circolare, compatibilmente con le disposizioni in vigore nelle diverse città e i blocchi del traffico.
Per togliersi ogni dubbio è sufficiente guardare sulla carta di circolazione del veicolo. In quelle del vecchio tipo l’indicazione della categoria è riportata nel riquadro 2 in basso, mentre in quelle nuove in formato A4 bisogna guardare alla lettera V.9 del riquadro 2 ed è spesso accompagnata da un’ulteriore specifica nel riquadro 3.
Altro metodo molto semplice è andare sul portale dell’automobilista e inserire nella mascherina il numero di targa e il tipo di veicolo.
Le categorie Euro sono in tutto 6
Euro 1: indica le autovetture conformi alla Direttiva 91/441 o i “veicoli commerciali leggeri” conformi alla direttiva 93/59. La normativa ha obbligato nel 1993 le case costruttrici ad adottare la marmitta catalitica e l’alimentazione a iniezione. Tutte le auto immatricolate dopo l’1gennaio 1993 sono almeno Euro 1. Alcune automobili, seppur immatricolate prima di tale data rispettano comunque la normativa Euro 1, per cui è opportuno controllare sempre il libretto di circolazione.
Per i veicoli nuovi immatricolati prima del 1992, quando non è annotata sulla carta la dicitura “rispetta la direttiva CEE n.91/441” si consiglia di prendere contatto con la Motorizzazione Civile per ottenere i relativi chiarimenti.
Euro 2: indica le autovetture conformi alla direttiva 94/12 o i “veicoli commerciali leggeri” conformi alla direttiva 96/69. La normativa ha obbligato nel 1996 le case costruttrici ad una maggiore riduzione delle emissioni inquinanti anche per i motori diesel.
Euro 3: indica i veicoli conformi alla direttiva 98/69. La normativa ha obbligato dall’1 gennaio 2001 le case costruttrici a installare di un sistema chiamato Eobd, che riduce le emissioni. Alcune auto potrebbero essere state immatricolate nel 2001 ma fabbricate nel 2000 e quindi prive di Euro 3; alcune case costruttrici hanno anticipato l’obbligo per cui ci sono dei veicoli immatricolati prima del 2001 che rispettano l’Euro 3.
Euro 4: indica i veicoli conformi alla direttiva 98/69B. Tale normativa è obbligatoria dall’1 gennaio 2006 e impone un’ulteriore riduzione delle emissioni inquinanti.
Euro 5: prevede che a partire dall’1 settembre 2009 vengano omologate solo vetture che rispondo a livelli di emissione ancora minori rispetto alla precedenti normative.
Euro 6: questa norma è in vigore dall’1 settembre 2014 per le omologazioni di nuovi modelli, mentre è obbligatoria dall’1 settembre 2015 per tutte le vetture di nuova immatricolazione. Rientrano nella normativa Euro 6 anche i motori ibridi a energia elettrica oppure con motore completamente elettrico.